28 set 2012

Salire in testa d'albero da soli

Per rispondere a Dino: come salire sull'albero da soli.
Per ora solo figure e parole, cerchero' di aggiungere un video la prossima volta che vado in barca.

PREMESSA: ***Sia chiaro io non ho nessunissima pratica di alpinismo e questo puo' essere un metodo pericolosissimo, ognuno lo prova a suo rischio e pericolo****. 
Personalmente l'ho usato varie decine di volte e sono ancora qui.

Materiale necessario

Un imbrago da alpinismo/speleologia tipo questo


e due maniglie da ascensione come queste, ne servono due, una per la mano destra e una per la sinistra.  


qui si vede meglio la differenza fra mano destra e sinistra. Quando si mette la maniglia sulla cima, questa si muove solo in un senso, verso l'alto.



Serve poi un moschettone da alpinismo.
Supponiamo che uno sia destro, cioè gamba destra e mano destra primari.

SI attacca il moschettone da alpinismo al buco inferiore della maniglia sinistra (quella blu nella foto qui sopra), e si attacca il moschettone all'anello centrale dell'imbrago (quello verdolino nella foto sopra): la maniglia quindi è attaccata all'imbrago.

Poi si prende un paio di metri di cima e si fa  una specie di gradino come questo qui sotto (questo è regolabile ma una volta che si son prese le misure col proprio corpo non c'è bisogno di regolare più niente). Si attacca la cima all'anello inferiore della maniglia destra, in modo che lo scalino sia all'incirca 1m - 1.2m sotto alla maniglia.

Ora si prende una drizza di diametro sufficiente (le maniglie mi sembra vadano bene fra 8 e 13mm), ci si attacca la maniglia destra (quella col gradino) e al di sotto della maniglia destra la maniglia sinistra. La si puo' lasciare penzoloni oppure la si puo' rizzare parallela all'albero.
Poi si prende una seconda drizza di soccorso e la si attacca all'imbrago, la si lascia a qualcuno sotto che la recuperi mano a mano che si sale (se c'è qualcun altro, altrimenti ciccia); la persona sotto non deve fare nessuno sforzo. 

Si sale in due fasi:
1. Si fa scorrere la maniglia destra (gradino) in alto. Si spinge col piede sul gradino, quindi si comincia ad alzarsi: man mano che si sale si fa scorrere la maniglia sinistra (quella dell'imbrago) lungo la drizza fino a portarla vicino alla maniglia destra
2. Si toglie la spinta dal piede destro, il corpo si riabbassa appena e viene sostenuto dalla maniglia sinistra dell'imbrago. La maniglia destra del gradino è quindi libera di muoversi, la si puo' far scorrere in alto una seconda volta --> si torna al punto 1.

Si manda su lo scalino, ci si spinge su con la gamba, ci si appende alla maniglia dell'imbrago, si rimanda su lo scalino.




Durante la traversata, a 5-600 miglia dalle Azzorre ho fatto la stupidata di lasciar partir via la drizza della randa, che svolazzando qua e là si è incastrata a livello delle crocette alte: dalla testa d'albero passava verso prua nel triangolo albero/sartia alta, girava attorno al riflettore e al fdaro di coperta, poi ripassava nel triangolo albero/sartia alta per tornare giù. (Ero riuscito acrobaticamente a recuperarne l'estremità utilizzando una seconda drizza e avvoltolandole insieme).

Bon, almeno non svolacchiava più, pero' sempre inutilizzabile. C'era parecchio vento quindi non è che mancasse tela.
Il giorno dopo il vento mollava un po', piano d'azione: mi dico quando arriva a 15 nodi salgo. Fino a 16 nodi tutto contento evviva sono ancora 16 non devo salire, a 15 beh andiamo.
Insomma sono salito fino alle crocette alte e ho liberato quella maledetta drizza.
Se uno fosse in bisogno, dopo un po' di prove quel che ho trovato di meglio:
1. Mettere la barca in poppa piena alle onde (c'era una bella onda lunga), a me è venuto un gran lasco di vento; genoa semicazzato per non beccarsi troppe sberle. Senza illusioni, lo sbatacchiamento lo si becca comunque, magari un po' di meno
2.Timone elettrico su massima sensibilità, che tenga la barca li' diritta il più possibile
3. Imbottirsi di vestiti quanto più possibile, due paia di pantaloni, tre maglioncini, stivali, se uno ce l'ha anche un caschetto, già alla prima crocetta si diventa una pallacorda, si beccano botte dappertutto, più si ammortizza meglio è; se non sono d'ingombro per quel che si deve fare in alto, anche i guanti, quando la barca oscilla ci si aggrappa immediatamente a sartie cavi e tutto quel che c'è a portata, e se il corpo già è partito le mani si prendono una bella risuolata
4.salire con lo sguardo verso poppa, in modo da vedere le onde: quando si vede li gruppo di ondone che arriva fermarsi e agganciarsi all'albero come una morsa e aspettare
5. La cima per salire tesissima, anche se boh comunque ci si fa sbattere
6. ricordarsi di respirare  , andando su avevo talmente il cuore in gola che a momenti mi dimenticavo
7. fare in fretta: arrivato su uno si dice oh il panorama, oh l'oceano, oh che bello quassù, oh guarda qui e guarda là, poi l'albero ci sbatacchia un po' e si capisce di dover riscendere in fretta

Come cima di sicurezza, ho passato una cima dall'imbrago cinturando l'albero, al limite mi avrebbe fermato alla prima crocetta.



**Aggiunta**
Su hisse et oh, a questo indirizzo, c'è un modo diverso di agganciarsi alla maniglia con l'imbrago che non sembra male

http://www.hisse-et-oh.com/articles/888-monter-au-mat







25 set 2012

Ancora Nadine


I giorni passano e il ciclone tropicale Nadine continua a errare in mezzo all'Atlantico, dalle parti delle Azzorre.
SI indebolisce, poi si rafforza di nuovo, poi riparte a destra, poi a sinistra...


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21 set 2012

Azzorre - Lorient: foto

Qualche foto 

La partenza da Horta (grazie a Elena per la foto)
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Incontro con dei capodogli

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Questo soffia, "thar' she blowwwws"
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Pesca miracolosa

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segue pesca miracolosa (non è che abbiam preso il pesce sopra e l'abbiamo girato nell'altro verso, è proprio un secondo pesce)

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pesca molto meno miracolosa di un gabbiano deficiente

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navigazione all'antica, con sestante...


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...e carte di carta

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conseguenza della pesca miracolosa


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altra conseguenza della pesca miracolosa


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conseguenza ematica della pesca miracolosa



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tramonto ?

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qui sembra quasi che andiamo veloci


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Fabio ha deciso di svuotare l'Atlantico di metà della sua fauna quindi poco prima di arrivare toh:

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Arrivo nella rada di Lorient

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questa non c'entra niente ma era li', le figlie fanno la giostra a Horta (Dino hai visto che chapéu de vaqueiro legal ? )


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20 set 2012

Foto partenza da Horta

Un gran ringraziamento a Elena per averci fatto questa foto proprio al momento della partenza da Horta.



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18 set 2012

"Nadine" sulle Azzorre

Una tempesta tropicale che ha scelto una traiettoria singolare.
Le Azzorre sono quel puntino sopra all' "88" a destra del ciclone.


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Crocierina papà e figlia

Appena tornati a Lorient abbimao fatto una crocierina papà e figlia con Tea (mentre la grande ha fatto una settimana di cavallo)

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P1090267


P1090266


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Abbiamo anche fatto una mini-festa di compleanno, non avendo trovato la torta un panino alla nutella è andato bene lo stesso.
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17 set 2012

Musica musica


Oh..

15 set 2012

Ancoraggio in numeri (2)

Quali differenze ci sono fra una linea di ancoraggio tutta catena e una linea mista, a prità di altre condizioni.

Esempio: fondo di 10m, lunghezza del calumo 50m, scope 5:1

Caso 1: 50m tutti di catena da 10mm
La forza che rende la catena tangente è 245daN

AL variare della tensione sulla catena, la lunghezza di catena che si "solleva" dal fondo è questa (in ascisse i carichi, ordinate i metri): 
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Chiaro la catena si solleva tutta a 245daN, per definizione carico limite.

Aumentando ancora i carichi, l'angolo formato dalla catena all'ultimo anello -e quindi l'angolo di tiro sull'ancora- varia in questo modo:

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Caso 2: sempre 10m di profondità, sempre 50m di calumo, questa volta 15m di cima da 16mm e 35m di catena da 10mm 

La lunghezza di catena sollevata dal fondo varia cosi'; il carico limite è 236daN, inferiore a quello di tutta catena (in soldoni di una decina di chili...):
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Variazione dell'angolo di trazione sull'ancora a seconda delle variazioni del carico:

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Confrontando i due grafici della lunghezza di catena sollevata: con 100daN, la linea mista è più sollevata rispetto a quella di sola catena (36m contro 33m), la catena si comporta leggermente meglio con carichi limitati. 

Andando a vedere cosa succede con carichi superiori, confrontando i due grafici degli angoli, la cosa interessante è che per esempio con 1000daN di carico, la linea tutta catena agirà sull'ancora con un angolo di 9° circa, mentre quella mista agirà con un angolo di 8°, quindi inferiore.
Non riesco a metterli uno sull'altro ma a parità di carico gli angoli della linea mista sono inferiori a quelli della catena, quindi con carichi relativamente elevati la linea mista si comporta meglio.

Nel libro di Hinz "Book of Anchoring" è riportata questa illustrazione su come cambi la tenuta di un'ancora a seconda dell'angolo di trazione della linea, studio fatto su una determinata ancora. Bastano 2-3 gradi per ridurre la tenuta al 75% di quella originaria. Inoltre, un ancoraggio su sabbia è più influenzato da un angolo elevato di quanto non lo sia uno su fango. 
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Finora sempre un'analisi statica, con considerazioni sulla dinamica dell'ancoraggio le cose poi diventano ancora più interessanti

Colpo mortale per chi è riuscito finora a restare sveglio [:D] 


14 set 2012

L'ancoraggio in numeri (1)


Qualche numero su come si comporta una linea d'ancoraggio: prendo come caso iniziale una catena da 10, come quella che ho in barca. 
Le caratteristiche di una linea possono venir studiate tramite le equazioni caratteristiche della catenaria, una catena in tensione infatti si dispone come per esempio un filo appeso ai due lati, solo che la catena ha un estremo appoggiato sul fondo. 

Una domanda classica è "quale rapporto fra lunghezza di catena filata e la profondità?". Chiaro la profondità viene contata a partire dal musone.

Ognuno ha il suo modo di fare quindi non c'è una risposta univoca, si possono invece fare dei paragoni fra ancoraggi in profondità differenti.

Consideriamo come situazione limite il momento in cui l'ultimo anello di catena si solleva dal fondo del mare, cioè quando il profilo inferiore della catenaria è tangente al fondo del mare: la barca tira tira sulla catena fino a quando l'ultimo anello di catena sta per sollevarsi dal fondo, li' misuro il carico.

1. A parità di carico limite, ancorare in una profondità maggiore permette di utilizzare un rapporto catena/profondità inferiore a quello necessario con una profondità minore.

Il carico sulla catena è proporzionale (per un fattore dipendente dal peso lineare della catena) al quadrato della lunghezza di catena diviso per la profondità. A parità di carico, all'aumentare della profondità quindi la catena deve aumentare proporzionalmente di meno.
In cifre:

A parità di tensione, ponendo calumo per esempio 5:1 (i carichi sono al netto di una costante di proporzionalità):

.con profondità =1, lunghezza catena = 5, carico = 25
.con profondità =2, lunghezza catena =10, carico = 100/2=50 --> stesso calumo, doppio del carico

Per sapere che calumo usare con profondità =2 per avere gli stessi 25 di carico della profondità 1 --> 25 = catena^2/profondità da cui catena= sqrt(50) = circa 7
calumo/profondità =7/2=3.5

Quindi a parità di carico, una profondità uguale a 2 e calumo 3.5:1 sono equivalenti a profondità  1 e calumo 5:1




Un esempio pratico, due profondità 5 e 10m. Calcolo della forza limite che "solleva l'ultimo anello di catena" per linea omogenea di catena 10mm.

Profondità 5m, calumo 25m --> 122daN
Per avere gli stessi 122dan, con Profondità 10m posso mettere solo 36m di catena, rapporto 3.6/1.

In entrambi i casi la catena è sottoposta alla stessa trazione, l'ultimo anello attaccato all'ancora si sta appena sollevando dal suolo, l'angolo di trazione quindi è 0° per definizione.

Per riassumere un po', un paio di figure

Nella prima, un grafico con in ordinata la profondità e in ascissa i metri di catena necessari per avere una trazione sull'ancora orizzontale; le varie curve rappresentano valori di carico crescenti, la curva 5 rappresenta un carico 10 volte superiore alla curva 1. Si vede bene come all'aumentare della profondità, la lunghezza di catena necessaria aumenta meno che proporzionalmente. In particolare vi sono differenze molto vistose per i primi  5-10m di profondità.
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In questa figura invece viene indicato in ascissa il rapporto (lunghezza di catena : profondità) necessario per mantenere l'angolo sull'ancora orizzontale, a seconda dei vari carichi (le varie curve, anche qui la 5 rappresenta un carico 10 volte superiore alla 1).
Un'altra cosa mostrata dalla figura, andare oltre un rapporto catena/profondità di 8-9 praticamente non porta più vantaggi apprezzabili, specie a profondità di 5-10m
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qui si vede meglio: le curve sono per carichi da 100 a 500, da sinistra a destra.


Ogni curva rappresenta lo "scope" (rapporto lunghezza catena: profondità) necessario a quella determinata profondità per sollevare l'ultimo anello di catena con il carico rappresentato dalla curva.
Esempio, curva gialla nel mezzo (corrispondente a 300daN di carico) --> per tenere la catenaria tangente al suolo in 5m di profondità (linea orizzontale 5) ho bisogno di almeno 8 di scope (linea verticale 8). 

Per questo tipo di carichi quindi si vede che in 5m di profondità con uno scope fra 6 e 10 si tiene la linea tangente; per 10m di profondità con gli stessi carichi basta uno scope diciamo fra 4 e 7.
*Con questi carichi* andare al di là di questi scope ha un'utilità che decresce molto rapidamente.


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Cosa succede quando il carico sulla catena aumenta ?  Quale angolo comincia a fare la catena con il fondo ?
Con le due linee, 25m in 5m di profondità, e 36m in 10m di profondità, supponiamo arrivi un rafficone che raddoppia la forza aerodinamica --> 250daN, che diventa un nuovo parametro della stessa equazione che stavolta risolviamo per l'angolo della tangente inferiore alla catenaria.

A parità di trazione 250daN, ottengo

Linea profondità 5m con catena 25m --> 6°
Linea prof 10m con catena 36m --> 7.5°

1.5° di differenza... 

Se si ancorasse con una linea tutta tessile chiaro gli angoli sarebbero molto molto maggiori.

Supponiamo qualcosa di più realistico rispetto al calumo 3.6/1 che magari uno non mette se si aspetta il rafficone che raddoppia, sempre per vedere la differenza fra proporzioni di calumo diverse a seconda della profondità:

1. Profondità 5m, 35m calumo, 7:1 --> forza limite 250 daN
2. Profondità 10m, 50m calumo, 5:1 --> forza limite 250 daN

rafficone, forza esercitata 500daN, cosa succede all'angolo ?

1. Caso 5m/35m/7:1 --> angolo 4.2°
2. Caso 10m/50m/5:1 --> angolo 5.9°

la differenza rimane più o meno costante, 1.7°



Il rapporto calumo:profondità viceversa comincia a giocare molto di più quando ci si avvicina alla lunghezza per definizione limitata di catena che uno ha in barca: supponendo 70m totali in entrambi i casi

con 5m di profondità, porto il calumo tangente con circa 1000daN. Siamo in un rapporto 14:1...

con 10m di profondità, porto il calumo tangente con circa 500daN, la metà; siamo a un rapporto 7:1

Continuiamo in quest'ultimo caso:
Poniamo 5m di profondità, 70m di calumo, forza 1000daN. Per definizione l'angolo è 0°.
Che angolo avro' all'ancora con stessi 70m catena, stessa forza e 10m di profondità: dopo un breve calcolo 4.2°


Aumentando ancora i carichi, siamo in condizioni alle quali applichiamo un'analisi statica, ma che per entità dei carichi vengono raggiunte solo in situazioni dinamiche, dove quindi molti altri fattori entrano in conto nella determinazione del carico massimo sulla linea (composizione della linea, comportamento dinamico della barca, moto ondoso, eccetera), il rapporto catena:profondità quindi tenderà a diventare meno rilevante.

Segue, per chi proprio non si fosse ancora addormentato. 

12 set 2012

ENG - A simple boom brake

Here is a video of a boom brake idea I found somewhere about ten years ago, it's never too late!

The basic element is a moutaineering "eight". 
I have fitted a textile shackle on the smaller ring, this allows it to be attached to the boom in a convenient place. The kicker upper fitting may be a good starting point.

The controlling rope is attached on the bulwark at about the mast height, it goes through the bigger ring of the "eight", then to the opposite side of the bulwark where a block allows it to be directed to the cockpit. 




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By varying the tension on the rope it is very easy to trim the speed of the boom during a gybe.
A very taut rope can literally block the boom in position, acting like a real preventer. 
Too slack and obviously the whole thing becomes useless.
It takes a few tries, a few cm can make a lot of difference.

The rope on the picture is an old three strand one, after a few tries I'd say that a less "hairy" rope, more flexible and more slippery would be preferable, one could try with an old genoa sheet for example.   





Ammortizzatore di strambata


Durante la traversata da Horta a Lorient abbiamo fatto qualche prova ocn un ammortizzatore di strambata di cui si era parlato su hisse-et-oh attorno al 2002/2003 (dieci anni fa mica male per "un'idea da provare" ah ah ah).

In sostanza si prende un "otto" da scalata, lo si collega al boma a mezz'altezza, ci si fa passare una cima che parte da una landa, passa nell'otto come si vede dalla foto, va ad un bozzello nella landa dal lato opposto e viene rimandata in pozzetto.


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Variando la tensione della cima si puo' variare la velocità del boma nel momento della strambata.
Se si tiene la cima molto tesa il boma non si muove proprio più, se è troppo lasca non serve a niente, regolandola bene si ha un passaggio del boma ben controllato.



Per avere un risultato potabile, abbiamo dovuto mettere le due cime proprio in corrispondenza delle lande. La cima usata era vecchia e a tre trefoli, un po' spelacchiata: faceva un po' troppo attrito, meglio prenderne una da 8mm con la calza bella liscia.
Inoltre, per evitare accelerazioni o movimenti scombinati, le due "gambe" della cima che arrivano all'Otto devono avere più o meno la stessa tensione, nulla di che basta tendere o lascare un pochino e aggiustare la posizione degli attacchi in coperta.

Non male, no ?